Proprio voi, che pensate di essere estranei al sistema, ne siete i più fedeli alleati, perché la maggior parte dei pensieri che infestano la vostra mente sono stati messi li da chi dite di combattere. Lucidate giorno per giorno le sbarre dorate della vostra prigione, condividete sui social network notizie: cosa pensate, dove vi trovate, cosa avete intenzione di fare, mettete con fierezza in vetrina la vostra idiozia. Ma a volte sembrate quasi esseri pensanti, solo quando vi studiate a memoria un pezzo giornalistico apparso su qualche rotocalco alternativo o imparate la lezioncina diffusa dal partito o dalla comunità di turno, ma appena si va un poco oltre a quello, eccovi cadere nel più totale buio esistenziale e sinaptico. Ma tutti si prendono assolutamente sul serio, guai a chi prova per un momento ad infrangere le loro convinzioni, i loro comandamenti. Tutti a riempirsi la bocca della parola rivoluzione senza saper nemmeno cambiare loro stessi.

Fino a 20 anni fa si criticava l'italiano medio perché non si interessava di nulla: era menefreghista, egoista, disinteressato da ciò che gli accadeva attorno. Il problema è che oggi, invece, sono tutti interessati e pensanti, senza averne i presupposti. Sono li stessi idioti di prima, che seguendo il solenne comandamento di qualche tipo di superficie su cui vengono rappresentati visivamente immagini e video, hanno deciso di dedicarsi ai temi più impegnati, tralasciano gli amati e tanto desiderati culi del Bagaglino. Gli hanno fatto vedere le false rivolte arabe, la montatura degli indignados, hanno innalzato a dio personaggi ambigui come Marco Travaglio o Michele Santoro e letteralmente santificato uno sfruttatore come Steve Jobs. In questo modo la gente si è creata una coscienza sociale ma con i riferimenti sbagliati. E in questo meltin'pot di teste di cazzo, in pochi hanno una spinta reale verso il nuovo, verso la rottura concreta contro tutto ciò che di vecchio ci circonda. Sono una minoranza contro una maggioranza: in termini pratici evoluta, meno barbara, ma mai così intellettualmente ottusa. Come sempre il corso delle cose è deciso dalla sconfitta di una minoranza consapevole, contro una maggioranza suddita ed inconsapevole.
Parafrasando Fabrizio De André, "la maggioranza sta come una malattia, come una sfortuna, come un'anestesia, come un'abitudine", ma probabilmente questo grande della musica, della poesia e della filosofia contemporanea, non si sarebbe mai immaginato che, la barbarica maggioranza avrebbe iniziato ad ascoltare la sua musica per darsi un tono, senza capire. Per fortuna che c'è: "chi viaggia in direzione ostinata e contraria, col suo marchio speciale di speciale disperazione, e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi, per consegnare alla morte una goccia di splendore di umanità, di verità.."