mercoledì 9 novembre 2011

Spoon River è ovunque

Non sono mai stato un accanito lettore, ho sempre preferito i testi estrapolati dal proprio originale contesto o le riviste, rispetto ai libri veri e propri: con quelle lettere così piccole, quelle note a piè di pagina ancora più piccole e quelle infinite risme di pagine che, anche se l'argomento è interessante, farebbero scemare l'entusiasmo ai più, sopratutto a chi già a scuola, aveva difficoltà a stare fermo e seduto per più di un ora di fila... Ma ultimamente mi sono riavvicinato a questo micro-cosmo, che a quanto pare unisce dentro se tantissime persone, che trovano nella lettura un'amica fedele.

Premessa: l'altro giorno ero in coda ad uno sportello della mia università, e a fianco a me si stagliava in tutta la sua flaccida fisicità uno studente, a suo dire di filosofia. I maligni diranno che già questo basta a classificarlo, ma io non riesco, non voglio pensarla così. Mi volto di sfuggita verso di lui per vedere se sul tabellone luminoso alle sue spalle appariva il mio numero, in modo da potermi accingere verso lo sportello stesso. Noto che in mano ha un libro, do un rapido sguardo e mi giro nuovamente. Il futuro asceta metropolitano nota questo mio spostamento e, con un eloquente movimento, inclina la copertina del libro verso me, per farmi ammirare di quali superbe letture il suo cervello si stava nutrendo. Mitomane. Ecco, io non sarò mai una persona così, anche se un domani dovesse scoppiare in me l'amore per la lettura.

Detto ciò passiamo al tema principale di questo secondo semi-serio post che viene pubblicato su codesto blog. Ascoltando spessissimo ultimamente Fabrizio De André, mi sono appassionato a vari passaggi dei suoi brani e in particolare ad alcuni album. Dopo "Storia di un impiegato", ho focalizzato la mia attenzione su "Non al denaro, non all'amore, né al cielo", sopratutto sulla canzone conclusiva e su quella di apertura, rispettivamente "Il suonatore Jones" e "La collina". Mi chiedevo da dove prese spunto il mio grande conterraneo per questo album e per questi due brani storici. Scopro che c'è un'antologia di epitaffi poetici, scritta da un certo Edgar Lee Masters nel 1915, "L'antologia di Spoon River". Allora mi informo meglio sulla rete al riguardo e poi vado a comprarmi questo libro, lo trovo in una bella edizione ad un prezzo economico. Leggendo le prime 54 pagine, inizio a ritrovare tra di esse i riferimenti che De André fece nel suo album all'antologia stessa. Infatti, già la prima pagina, si apre con la poesia "La Collina", che narra con meno peculiarità dell'omonima canzone, della fine che hanno fatto molti abitanti di questa cittadina, Spoon River, e che tutti alla fine si sono ritrovati sulla collina appunto, che è alla fine dei conti un cimitero.

 All'interno dei libro, si raccontano, tutti gli abitanti scomparsi, tramite un ipotetico epitaffio lasciato a memoria di se. E quindi c'è Knowlt Hoheimer, che si arruolò nell'esercito per dimenticare le proprie pene d'amore, inflittegli dalla sua amata Lydia Puckett, che dichiara in maniera solenne: "Dietro ogni soldato c'è una donna". E' c'è il dottor Meyers, filantropo, benefattore, che si spese in difesa dei poveri, dei malati, degli storpi, ma che venne accusato dalla stampa della morte della poetessa solitaria Minerva Jones, che in realtà venne adescata, durante la ricerca d'amore e uccisa dal manovale "Butch" Weldy, che dopo "aver messo la testa a posto", saltò in aria insieme ad una cisterna che lui stesso doveva rifornire di carburante. Poi c'è Trainor il farmacista, che nell'album di De André diventa "un Chimico", che, da sempre titubante nei confronti dei rapporti umani, morirà durante un esperimento senza aver conosciuto l'amore. Ma anche Amanda Barker, morta per un aborto; Julia Miller, che sposò un uomo 30 anni più vecchio di lei; Constance Hately madre possessiva e Chase Henry, l'ubriacone di paese.

Leggendo tutto ciò mi è sorta una domanda. Il grande Faber doveva spingersi a trovare dei fantasiosi scritti riferitosi ad un'immaginaria cittadina americana, per avere degli spunti umani validi da cantare? Ovviamente è una domanda retorica, sia il lavoro di E.L.Masters che quello di De André sono fantastici e innovativi sotto ogni punto di vista. Dico ciò per arrivare alla conclusione ultima, che poi è anche il titolo stesso di questo post. Spoon River è ovunque. Spoon River è la cittadina poco fuori le campagne genovesi, torinesi, fiorentine, baresi. Spoon River rappresenta gli aspetti universali dell'essere umano, in particolare della cultura occidentale. La velata ipocrisia, la violenza, le travagliate esistenze, la fede, la solidarietà, l'odio, il rancore, l'amore per la vita, per la propria terra, per le persone che ci sono attorno. Ma anche la voglia di scappare, di cambiare le regole del gioco.


E' un'introspezione psicologica dell'essere, dove tutti ci possiamo riconoscere. Con delle forti limitazioni per chi abita nelle metropoli, sempre più impersonali e disumanizzate, tutti potranno capire quel che si sta dicendo: chi nel proprio quartiere/paese ha (o è) l'ubriacone? Chi può dire di non avere visto la ragazza che per sistemarsi si sposò con un vecchio milionario? O l'uomo di fama e di mondo, rovinato da un episodio della propria vita? Dico così perché, secondo il mio parere, questa antologia è da leggere, per imparare a conoscere le persone, che da un capo all'altro del mondo occidentale, sono legate da un filo comune. E se De André dopo la lettura, ha sfornato un capolavoro, chissà se almeno noi avremmo la capacità di ricevere un qualche tipo di illuminazione su ciò che ci accade attorno.

2 commenti:

  1. Non so,oggi,se basti la lettura di "L'antologia di Spoon River" per capire un po' di più, quanto siano cambiate le nostre Terre. Terre, oramai, sempre più metropolitane. Terre prive di una propria peculiarità, piatte, inglobate nel vuoto.
    La collina sta divenendo un immensa pianura che travolge Spoon River, e mi chiedo cosa mai si potrà più scrivere, se non banalità, e conseguentemente cosa mai potrà derivarne se non banalità più grosse.Dove riconoscerci?

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  2. Io penso che ciò che dici sia giusto, ma non vedo Spoon River come qualcosa di anacronistico o sorpassato. Penso che, con tutte le sue caratteristiche positive e negative, questa antologia debba essere presa come spunto per ritornare ad un mondo più umano, meno impersonale, meno piatto come dici tu, che rimetta al centro di tutto lo spirito dell'uomo, per quanto imperfetto e destinato alla fine. Ed è per questo che vedo Spoon River come attuale, perché venne scritto in un tempo dopo certe caratteristiche umane sembravano delle zavorre per il prodigarsi del "progresso", caratteristiche che invece, quasi 100 anni dopo, rimpiangiamo.

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